Articolo estratto da «Rivista di Lugano N.41» del 13 ottobre 2000 - di Elena Locatelli

Nato ad Angera e residente a Lainate in provincia di Milano, Italo Varsalona è conosciuto ai più come "il pittore di Lugano". Questo perché da moltissimi anni il Cantone Ticino, e Lugano in particolare, hanno sempre esercitato un fascino particolare sul suo estro creativo. Nato appunto sulla sponda lombarda del Lago Maggiore 58 anni fa, ancora adolescente Varsalona aveva dato dimostrazione della sua spiccata attitudine al disegno, tanto che il maestro Gianfilippo Usellini si accorse del suo «genio pittorico» già negli anni Sessanta. Seguito quindi da Usellini con interesse, Varsalona aveva rivelato da subito la sua naturale predisposizione per il paesaggio, una tematica ancora oggi costituisce un campo sempre ricco di stimoli, tanto che si é affermato come degno continuatore della gloriosa tradizione paesaggistica della pittura italiana.
Nella sua vita ha alternato l'ex professione di decoratore di interni a quella di pittore, con atelier a pochi passi dal Golf Club di Magliaso, dove gli si può rendere visita intrattenendosi amabilmente con lui. E nonostante il mondo sia sottoposto a continui rivolgimenti e sconvolgimenti, Varsalona persegue la sua filosofia di vita alla ricerca di «città-rifugio che sono delle autentiche oasi di ristoro e di pace». Così nel '91 quasi per caso è giunto a Lugano, dove ha eseguito opere su cartone cuoio ma la simpatia iniziale sfumò in breve tempo. Nell'inverno del '94 approda a Locarno e qui esegue una serie di opere senza che la città lo affascini particolarmente.
Nel '95 torna a Lugano e gradualmente la città diventa emblema di un mondo autentico, dove i rapporti sono ancora famigliari e i visi che si incrociano spesso si sorridono. Diventa amante passionale  attento di ogni suo scorcio e organizza un evento provocatorio esponendo, mentre dipinge, alcune sue opere poggiandole ai muri o alle colonne di via Nassa. I passanti sono inizialmente diffidenti ma presto famigliarizzano con il poeta-pittore che sorride a tutti. In poco tempo si guadagna l'appellativo di «pittore di Lugano», tanto che quando si assenta anche solo per brevi periodi la sua mancanza viene avvertita.
«Quando parlo di una città parlo delle persone che la abitano e per cogliere la sua essenza devo poter scambiare quattro chiacchiere e instaurare rapporti di amicizia. In via Nassa, nel passato, ho posato un cartello che diceva "Quando la curiosità finisce, la società muore". Questo per stimolare i passanti a guardare un'opera d'arte, a sapere cogliere anche i segnali che vanno al di là delle parole. Io non amo le mostre-mercato con tanto di listino prezzi ma adoro allestire esposizioni per la strada, che diventano un mezzo per dialogare promuovendo l'arte a livello popolare. L'esposizione diventa così un punto d'incontro e non di vendita».
In questi anni Varsalona ha impressionato sulle sue tele alcuni degli avvenimenti che hanno segnato la vita cittadina: alcune edizioni di Estival Jazz, i Mondiali di ciclismo del '96, la ferrovia Lugano-Ponte Tresa, le statue di Botero che hanno adornato via Nassa, i platani abbattuti al Palacongressi, oltre a numerosi momenti sportivi immortalati sui campi da golf di Magliaso. Dal 28 al 31 dicembre '99 è stato tra l'altro in piazza Riforma, ospite della Televisione della Svizzera italiana, per realizzare due opere del millennio ultimate e firmate pochi secondi prima e dopo la mezzanotte.

SUO AMBIZIOSO PROGETTO DI DIPINGERE TUTTE LE FACCIATE

Nel '99 ha preso corpo un'idea azzardata ma originale, quella di dipingere le facciate di Lugano, un impegno che si prefigge di narrare la vita cittadina attraverso le sue attività commerciali e culturali. Portato a termine questo progetto - lui crede nel giro di 5-6 anni - le opere saranno duecento e la città di Lugano sarà l'unica ad essere stata immortalata attraverso i suoi edifici.
«In media trascorro quattro giorni la settimana a Lugano, spostandomi dal mio atelier a Magliaso con il trenino della Lugano-Ponte Tresa. Scendo in centro a piedi e trasporto il materiale con un carrello, appostandomi qua e là. Sento un trasporto per questa città comparabile a quello per un'amante maledetta e affascinante». All'attività pittorica egli affianca anche l'attività verbale, sfociata in una pubblicazione di sue poesie intitolata «Momenti». Se nel documento visivo esteriorizza la nostra città, nelle poesie interiorizza la sua vita privata come «un viaggio nella parte più intima del sentimento».Sono oltre un centinaio i suoi componimenti, che vanno dal '91 al '97 e in cui affronta i temi a lui cari: la nebbia, il carnevale, la foglia, lo zingaro, il piccione, il mercato, la vecchia, il semaforo, la rana, il castano, la nevicata, gli innamorati, ma anche le immediate sensazioni di incoerenza, l'imbarazzo, le inutili promesse, l'ipocrisia, la fugace gioia, l'affannosa ricerca, la vanità dei potenti con il solo desiderio «di fare partecipe dei miei momenti tutti coloro che trovano ancora il tempo di guardare dentro e fuori se stessi per trovare a volte quello che pensavamo fosse andato perduto». Nel suo mondo individuale e privato emerge quella dimensione poetica che trova anche sfogo nella pittura e che va ricollocata all'interno dei parametri di una storia che troppo spesso travolge valori che il suo pennello ci fa riassaporare. Come dire che la voce poetica, non utile ma necessaria in tutte le sue forme, è l'unica alla fine ad avere diritto di esistenza.